di Sara Ginelli, Olmo Rossi, Leonardo Salvini, Lorenzo Sommaruga, Angelo Zangari.
La storia della musica è una materia di carattere umanistico riguardante gli aspetti tecnici
e storici di questa disciplina nelle varie epoche e culture. La musica ha sempre avuto un
ruolo centrale nella storia di un popolo: i Romani, ad esempio, e i medioevali poi,
inserivano questa disciplina nel quadrivium. Nel Medioevo venne anche utilizzata nelle
liturgie (ne sono un esempio i canti gregoriani), e nella letteratura cavalleresca: i poemi
erano infatti cantati e accompagnati da una melodia i cui spartiti, per la maggior parte,
sono andati perduti. Altre tappe significative sono state il Barocco, in cui vennero introdotti
il melodramma e la musica strumentale, assimilabile oggi alla musica classica, e il
Romanticismo, con l’opera, anch’essa di origine italiana, che non è altro che un “dramma
in versi” ed è una rappresentazione artistica totale di questo periodo in quanto racchiude in
sé la letteratura, nel libretto, il teatro, nella mimica e nelle sceneggiature, e la musica
orchestrale, che esalta il virtuosismo tecnico dei cantanti lirici.
Ma come viene affrontato lo studio della musica nel nostro sistema scolastico?
In Italia, dopo la conclusione delle scuole elementari e medie, dove è previsto
l’insegnamento di uno strumento musicale e di alcuni aspetti della teoria della musica, si
giunge al liceo dove, ad esclusione di quello a indirizzo musicale, si perde lo studio di
questa materia che ci ha accompagnati e allietati fin dai primi anni di scuola. Soprattutto
nel triennio del liceo, dove si aggiunge, come è giusto, la filosofia, lo studio delle discipline
storico-umanistiche ha sempre avuto un ruolo centrale. Perché, dunque, una materia così
significativa non è oggetto di studio per buona parte degli studenti italiani? Perché nel
nostro sistema scolastico, ritenuto uno dei migliori al mondo, lo studio della storia della
musica viene tralasciato?
La musica ha attraversato tutte le principali epoche culturali che noi studiamo, per cui
potrebbe avere un ruolo fondamentale per comprenderle meglio, creando più collegamenti
fra le varie discipline. Forse non tutti sanno che l’Italia ha avuto un ruolo centrale nello
sviluppo di questa materia, tanto che la lingua italiana fornisce tuttora la terminologia
tecnica utilizzata negli spartiti musicali, in qualsiasi lingua essi siano. Termini come
“adagio”, “forte”, “allegro non troppo” si trovano in spartiti e testi musicali di tutto il mondo.
Anche oggi, ovviamente, la musica ha un ruolo fondamentale, non solo come forma d’arte,
ma anche come forma terapeutica o mediatica. Per questo il suo studio potrebbe servire
non solo per arricchire il nostro bagaglio culturale, ma anche per essere più consapevoli
del mondo che ci circonda.