di Aristarco Ammazzacaffè.
Con l’Editoriale del Corriere del 4 giugno, il contributo di Ernesto Galli della Loggia alle politiche del
cambiamento anche nella scuola è, a dir poco, folgorante. Fateci caso.
Propone infatti (arditezze del pensiero creativo!):
il ritorno alle vecchie ‘predelle’ – volgarmente detta ‘pedane’ – e, si suppone, a cattedre appoggi
gomito, per restituire così finalmente agli insegnanti autorevolezza e prestigio;
la classe sull’attenti all’entrata del maestro o professore, come forma di educazione ginnica;
gli studenti a pulire corridoi e palestre, alla fine delle lezioni: cosi imparano! E fanno risparmiare la
scuola;
i viaggi di istruzione, che lui giustamente chiama ancora gite scolastiche, da svolgersi
rigorosamente nelle città patrie: così si allargano gli orizzonti degli studenti e il futuro è servito.
E mi fermo qui solo per invogliare a legger il pezzo fino alla fine. Se si sta bene di stomaco.
Mi auguro comunque e sinceramente che il nuovo ministro gli dia retta. Così tutta la scuola sarà
con lui. E, tutti insieme, ci si ritroverà finalmente nei paradisi sperduti a costo zero, come il Nostro
prevede. Vuoi mettere!
Normalmente, quando appaiono i suoi editoriali sul Corriere, ne leggo subito il titolo, che
condivido a priori pensando a quel che segue, e giro subito pagina: ma solo per non essere
plagiato o per non farmi venire la depressione. Sapete come l’autodisistima gioca in questi casi!
Il rischio plagio, subìto per fascinazione, è, con lui, praticamente scontato.
Proprio come con i grandi maestri e profeti, anche con il Galli si è sempre soggiogati dalla sua
capacità di cogliere le questioni di varia umanità che gli vengono in mente al mattino presto
(generalmente tra le sei e le sette, dicono), durante la colazione, e di proporle, come urgenti e
prioritarie, alla redazione che, di riffa o di raffa, ci casca sempre.
Quando poi il Galli canta di scuola, sarebbe da fargli un monumento. E lasciarlo lì. Come trofeo.
Con l’editoriale di ieri: Cattedre più alte per tutti i professori, un vero e proprio decalogo del
cambiamento, si è brillantemente superato.
Impresa che, a chi lo legge per capire dove vuole arrivare, appare ogni volta impossibile. Eppure ci
riesce. E uno si chiede: – Ma come fa? Perchè gli vengono in mente così? E come? Non ha figli e
amici per consigliarsi? O una moglie, una fidanzata che possano invitarlo a non spremersi troppo,
per sottrarlo a invidie e gelosie di colleghi malevoli? Perché non va più spesso al cinema? Ce n’è di
belli in programmazione in questo periodo! -.
Ma lui, niente. Imperterrito continua.
È da un po’ che, come dicevo, mi limitavo a guardare solo i titoli dei suoi editoriali e a
immaginarmi i contenuti senza leggerli. Tanto….
D’altra parte il tempo è quello che è e bisogna imparare ad usarlo.
Questa volta no. Mi ci sono buttato su -o giù? – a corpo morto.
L’ho capito subito che quell’editoriale andava letto; si avvertiva in giro e negli angoli delle strade,
anche quelli più stretti, una motivazione profonda: il desiderio di essere dentro al cambiamento
epocale dei pentastellati e di assumerne ogni contributo alla liberazione e costruzione del Nuovo
Evo, capace di guardare vicino e lontano – ma anche di fianco e soprattutto indietro, direi –.
D’altra parte il buon giorno si è visto dal mattino dei primi 90 giorni. Mai vissuti così intensamente.
E questo grazie: